W. Edwards Deming diceva:
“senza dati, sei solo un’altra persona con una opinione”
… in tricologia questa affermazione è assolutamente pertinente; La diagnostica tricologica prevede due apparecchiature di riferimento: la tricoscopia e la microscopia in luce polarizzata;
attraverso l’indagine Tricoscopica lo specialista ha possibilità di valutare lo stato di salute del cuoio capelluto:
Avere una indicazione riguardo la miniaturizzazione dei capelli ( caratterizzati da ipopigmentazione e da diametri assottigliati ) e la Microscopia in luce polarizzata che permette di analizzare il ciclo follicolare analiticamente e qualitativamente (la stima in percentuale dei capelli preminiaturizzati fondamentali per la prevenzione),
Acquisire parametri di profondità , diametro medio e relativa percentuale di perdita di massa, acquisire informazioni importanti circa l’aspetto psicosomatico (acido lattico e squalene9).
Le due indagini sono e devono essere COMPLEMENTARI, non sono l’una l’alternativa dell’altra; la quantità di informazioni e dati oggettivi forniti dalla Microscopia in L.P. consentirà al professionista di avere un follow up chiaro, oggettivo, predisposto ed organizzato;
Esempio significativo si ha rispetto alle problematiche tricologiche nella donna, caratterizzate da assottigliamento dei capelli; in tali contesti le misurazioni dei calibri nel tempo darà una precisa indicazione sul trend , perfino in quei casi in cui la perdita di massa si riferisce a calibri di grande spessore :
Classico esempio di donna (apparentemente senza alcun problema di diradamento) con calibro ideale di 145 micron – calibro medio di 102 micron e relativa perdita di massa del 30% (ricordiamo che un capello sottile-normale è di 108 micron)
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”una volta nel fare la coda ai capelli erano sufficienti 2 giri di elastico… oggi ce ne vogliono 3-4” esempio Fig1
fig1

foto in microscopia relative a fig1


contro le “apparenze” … l’oggettività dei “numeri” risulta sempre determinante !

GianLuigi Antognini
Studio dermatologico Agostinacchio
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