Fabrizio Fantini, laureato in Biologia e divulgatore scientifico, membro della Società italiana di Tricologia, è docente al Corso di Alta Formazione in Tricologia del Sitri a Firenze
Fermare la caduta dei capelli e invertire il processo di diradamento:
In questi anni la medicina e la chirurgia della calvizie hanno compiuto notevoli progressi e questo ci permette di fruire di nuove armi per contrastare la calvizie comune e cercare di invertire il processo di diradamento tipico di questa affezione. In questo blog saranno prese in considerazione le reali novità nel campo delle patologie dei capelli, mantenendo la stessa filosofia, con l’impegno costante di tenervi sempre aggiornati
La convinzione comune che una persona con la calvizie potesse fare ben poco per poter salvare i propri capelli ora è cambiata, e quello che avevo previsto una decina di anni fa è in parte avvenuto, lo stile di vita, l’alimentazione e la lotta contro lo stress sono diventati dei fattori fondamentali per poter rendere sempre più efficaci le nuove strategie anticalvizie che si sono sviluppate in questi ultimi anni.
10 milioni di persone hanno questo problema
In Italia sono almeno otto milioni di uomini e due milioni di donne che hanno problemi di capelli. La calvizie femminile ha poco a che fare con l’alopecia androgenetica. Le cause possono essere tante e diverse, vedremo cosa fare e quali strategie adottare in una sezione a parte. Saranno prese in considerazione le novità più interessanti e le prospettive future per poter favorire la ricrescita e la salute dei capelli
Le patologie dei capelli sono di sola pertinenza del medico e chi avesse un problema di questo tipo lo consulti prima di iniziare qualsiasi terapia. L’autore declina ogni responsabilità per eventuali conseguenze nocive derivanti dall’utilizzo di sostanze e farmaci elencate senza una indispensabile supervisione medica.
Questa nuova edizione ha l’obiettivo di essere accessibile a tutti, accompagnando il lettore in un percorso anticalvizie semplice e chiaro e con tutti gli strumenti attualmente a disposizione per riuscire a salvare la propria capigliatura.
Combattere la calvizie comune e fermare il diradamento dei capelli
Contrastare forfora, seborrea, dermatite seborroica e infiammazione
Adottare un corretto stile di vita e un’alimentazione adeguata, in modo da mantenere in salute il nostro organismo e i nostri capelli
Contrastare lo stress, una delle possibili cause della caduta dei capelli
Capire veramente che cos’è l’autotrapianto dei capelli e scegliere un chirurgo esperto in questo campo
Evitare i “venditori di false promesse” che propongono cure costose prive di basi scientifiche
Per avere maggiori dettagli vi consiglio di scaricare l’indice del libro, in fondo a questo articolo: oppure scarica adesso Download
“Prevenire e Contrastare la Caduta dei Capelli” 300 pagine a colori, Tecniche Nuove Edizioni Fabrizio Fantini
Alla fine di ogni capitolo troverete dei consigli pratici per procedere rapidamente alla migliore strategia anticalvizie che fa al caso vostro. Prima cosa bisognerà individuare nelle tabelle del libro i fattori che potrebbero peggiorare la vostra calvizie.
Bisogna impegnarsi a cambiare leggermente il proprio stile di vita, aggiungendo cibi benefici per la salute dei capelli, rinunciando a quelli dannosi. L’alimentazione è il primo passo e forse uno dei più importanti per mantenere in salute il nostro organismo e prevenire quei disturbi e quelle alterazioni metaboliche in grado di peggiorare la salute della pelle e dei capelli. Per questo motivo ho messo a disposizione anche in questo manuale, la prima dieta per la salute dei capelli alla luce delle conoscenze attuali. Troverete nel libro un programma dietetico settimanale e un “nutrito” elenco di ricette da preparare a pranzo e a cena.
Sarà molto importante combattere lo stress con metodo e ottimismo. Prenderemo in considerazione, grazie alla farmacologa ed esperta in medicina naturale dott.ssa Claudia Rossi, anche la psicosomatica, per aiutare il lettore ad affrontare a livello emotivo i delicati disturbi psicologici correlati alla ipotrichia e alla perdita dei capelli. Cercheremo di bloccare prima possibile la caduta dei capelli con i farmaci o sostanze naturali che faranno al caso vostro. Descriverò in maniera più dettagliata la nuova tecnica chirurgica FUE e le sue caratteristiche. Prenderò anche in considerazione le ultime novità tra cui l’utilizzo del laser, la tecnica del massaggio del cuoio capelluto, le iniezioni di plasma arricchito di piastrine (PRP), l’utilizzo degli olii essenziali in tricologia.
“Prevenire e Contrastare la Caduta dei Capelli” 300 pagine a colori, Tecniche Nuove Edizioni Fabrizio Fantini
Seguire i consigli di questo libro in maniera discontinua porterà scarsi risultati e qualche delusione. La lotta contro la calvizie richiede fiducia, entusiasmo, e un po’ di pazienza. Se seguirete con costanza e umiltà i consigli di questo libro potrete ottenere sicuramente degli ottimi risultati. Questo nuovo stile di vita potrà diventare benefico non solo per i vostri capelli e la vostra pelle, ma anche per la vostra la salute in generale. Vi auguro con tutto il cuore di combattere e sconfiggere la calvizie, Buona fortuna!
“Un libro sui capelli e sulla calvizie dedicato agli utenti. Una capacità; di scrittura invidiabile. Un linguaggio semplice e di estrema chiarezza Una accurata ricerca sul campo fra veri esperti e venditori di promesse. Il libro del dr. Fantini offre al lettore una bussola con cui orientarsi e dirigersi, per navigare in quel mare di incertezze che è la tricologia“.
Prof. Andrea Marliani Endocrinologo e Dermatologo
Direttore scientifico della Società Italiana di Tricologia
“Prevenire e Contrastare la Caduta dei Capelli” 300 pagine a colori, Tecniche Nuove Edizioni Fabrizio Fantini
Una volta bloccato almeno in parte il Diidrotestosterone e contrastato il progredire del diradamento, il nostro percorso non è finito qui. Questo è solo il primo pilastro su cui basare le strategie anticalvizie. Lo sappiamo bene, la calvizie è un nemico subdolo che peggiora facilmente a causa di dermatite seborroica, infiammazione, Telogen effluvium, stress, stile di vita e alimentazione non corretti, tutte facce della stessa medaglia. Come raggiungere il miglior stato di benessere per i capelli? Bisogna eliminare il problema della forfora e della seborrea, se presenti potrebbero inattivare i nostri sforzi, vediamo come:
2 pilastro Contrastare dermatite seborroica, forfora e capelli grassi
In questa sezione prendiamo in considerazione il problema della dermatite, della forfora e dell’infiammazione, spesso associate tra loro e che contribuiscono ad aggravare il diradamento nei soggetti predisposti che hanno questo problema.
L’utilizzo di shampoo specifici (clicca qui), formulati con sostanze antimicotiche, antiseborroiche e anti batteriche, consentirà di contrastare anche questa affezione, cercando di eliminare un altro fattore fastidioso e negativo per la salute dei capelli
Dermatite seborroica, forfora e capelli grassi, nemici di una chioma splendente
Dermatite seborroica
La dermatite seborroica è un’affezione che si sviluppa, nei soggetti predisposti geneticamente, in concomitanza con lo stress, il clima umido, l’alcolismo e l’assunzione di cibi ricchi di grassi saturi. Contrariamente a quanto spesso si legge, però, non è che mangiando grassi questi si depositino sul cuoio capelluto rendendolo untuoso! I grassi sono precursori di ormoni locali (eicosanoidi) che stimolano, diciamo così, l’infiammazione, la vasodilatazione o la vasocostrizione, e quindi anche il buon funzionamento della ghiandola sebacea. Più frequente nel sesso maschile, la dermatite seborroica provoca untuosità, capelli e cute grassa, a volte con forfora e piccole lesioni eritematose.
Il grasso e l’untuosità del cuoio capelluto diventano terreno fertile per la proliferazione di microrganismi a loro volta mediatori dell’infiammazione. È per questo motivo che la dermatite seborroica può peggiorare la calvizie, anche se i due fenomeni non sono per forza associati.
La dermatite seborroica si cura con degli shampoo medicati antifungini, su indicazione del dermatologo.
Forfora e capelli grassi
La seborrea e i capelli grassi si differenziano dalla vera e propria dermatite seborroica perché in questo caso non si manifesta eritema e infiammazione. I capelli e il cuoio capelluto si presentano untuosi e difficili da pettinare. Negli ultimi anni la presenza di shampoo per lavaggi frequenti con tensioattivi meno aggressivi ha permesso di affrontare e risolvere più facilmente questo problema.
La forfora consiste in una desquamazione eccessiva delle cellule della cute, con aumento del turnover riproduttivo, il che provoca un eccesso di strati cutanei con formazione delle classiche squame biancastre, le quali possono essere grasse o secche e in parte adese alla cute.
Utilizzo dello shampoo con antifungini (su consiglio del dermatologo)
• Lo shampoo (ad esempio con ketoconazolo) va utilizzato 1-2 volte alla settimana per un mese e poi 1 volta ogni quindici giorni.
• Lasciare in posa circa3 minuti (una sola applicazione)e risciacquare abbondantemente.
• Alternare con shampoo per lavaggi frequenti.
Il grasso e l’untuosità del cuoio capelluto diventano terreno fertile per la proliferazione di microrganismi a loro volta mediatori dell’infiammazione. È per questo motivo che la dermatite seborroica può peggiorare la calvizie, anche se i due fenomeni non sono per forza associati.
La dermatite seborroica si cura con degli shampoo medicati antifungini, su indicazione del dermatologo.
Fattori che aggravano, dermatite seborroica, forfora e seborrea
• Alcolismo
• Clima freddo e umido
• Alterata secrezione sebacea
• stress
• Agenti chimici dannosi e trattamenti cosmetici inadeguati
Consigli per contrastare forfora e seborrea
Lavare spesso i capelli con shampoo per lavaggi frequenti alternati eventualmente a shampoo medicati antiseborroici (una sola applicazione).
Per la forfora secca può essere anche utile utilizzare shampoo con sostanze idratanti ed emollienti.
Evitare l’utilizzo di shampoo troppo aggressivi, cosmetici inadeguati, sostanze inquinanti ed esposizioni eccessive ai raggi ultravioletti.
Non asciugare i capelli con aria troppo calda.
Non abusare di alcol.
Evitare un’alimentazione troppo ricca di grassi e fritti, cioccolato e nocciole.
Consumare maggiori quantità di pesce “grasso” (sgombro, tonno, merluzzo ecc.) ricco di omega 3.
Bere tè verde.
Consumare molta frutta e verdura di stagione.
Controllare lo stress con meditazione e attività fisica.
6*Autotrapianto e risoluzione chirurgica (se le strategie anticalvizie non hanno ottenuto il risultato sperato esiste l’opzione chirurgica, in questo caso sarà fondamentale scegliere un chirurgo esperto nella chirurgia della calvizie e conosciuto dalla comunità scientifica, chiedi consiglio al prof. Marco Toscani)
Da qualche anno è disponibile in commercio un test per individuare la predisposizione alla calvizie ereditaria sia nel sesso maschile che femminile.
Sappiamo bene che l’alopecia androgenetica (Clicca qui per saperne di più) ha bisogno di due fattori perché possa manifestarsi: gli ormoni androgeni e la predisposizione ereditaria. Alcuni studi hanno individuato il gene AR per i recettori degli androgeni sul cromosoma X come uno dei maggiori responsabili della calvizie precoce nel sesso maschile e coinvolto anche nella calvizie
Nella calvizie comune sono coinvolti numerosi fattori esogeni ed endogeni. La componente ereditaria è poligenica e questo giustifica la diversa espressività e le diverse forme di alopecia che si manifestano nella popolazione.
Le varianti del recettore degli androgeni possiedono una diversa capacità nella risposta degli androgeni e del DHT a livello del follicolo pilifero. Una maggior sensibilità alla recezione del DHT provoca una maggior miniaturizzazione del follicolo e una riduzione della durata di crescita del capello, con conseguente diradamento. Il test genetico individua le varianti del gene AR nel sesso maschile
Nel sesso maschile il test può essere utile per individuare un’alopecia androgenetica precoce e differenziarla da un telogen effluvium.
Nel sesso femminile il test individua il numero delle ripetizioni della sequenza CAG (citosina, adenina, guanina) nel gene per il recettore degli androgeni.
Nel sesso femminile questo test può essere utile per capire se la perdita dei capelli è dovuta a un’alopecia androgenetica o ad altri fattori come la carenza di ferro o di estrogeni.
Puoi trovare l’intero capitolo SUL TEST GENETICO nella Nuova Pubblicazione di Fabrizio Fantini:
Lo zinco è un inibitore della 5 alfa reduttasi e quindi contribuisce a bloccare il DHT, il “Killer” dei capelli. È presente anche nella struttura del capello ed è componente della struttura delle proteine. È coinvolto in più di 60 reazioni enzimatiche ed è fondamentale anche per la superossidodismutasi, antiossidante che contrasta l’azione dei radicali liberi.
Inibisce la 5 alfa reduttasi
È costituente della struttura delle proteine
È essenziale per la superossidodismutasi che disattiva l’anione superossido
Stimola il sistema immunitario
Leggere carenze di zinco possono considerarsi frequenti e sono causate da una dieta povera di carne, ricca di cereali e da abuso di alcool. La carne, i funghi, il tuorlo d’uovo, il cacao, il lievito di birra e i semi di zucca sono alcune delle principali fonti naturali.
Alcuni farmaci come i corticosteroidi e alcuni antidepressivi interferiscono con il suo assorbimento o escrezione. Una elevata quantità di zinco può ridurre l’assorbimento di rame in quanto entrambi utilizzano la stesso trasportatore proteico.
Rame
Il rame è un importante cofattore enzimatico in numerose reazioni enzimatiche. Permette all’organismo di utilizzare il ferro per la sintesi dell’emoglobina. Permette di impiegare la tiroxina per la produzione di melanina pigmento che colora i capelli e la pelle.
È essenziale per la formazione della superossidodismutasi, molecola che contrasta l’azione dell’anione superossido, radicale libero dannoso per i capelli.
Catalizza la formazione di cistina a partire della cisteina, l’aminoacido più importante della struttura dei capelli. Interviene anche nella formazione del collagene.
È indispensabile per la formazione di melanina, pigmento che colora i capelli e la cute
Contrasta l’azione di alcuni dannosi radicali liberi
Permette la formazione di cistina, aminoacido costituente importante della cheratina dei capelli
Una dieta equilibrata è sufficiente per garantirsi il giusto apporto di rame, oligoelemento presente nel pesce, nei legumi, nei cereali, nella frutta secca.
Tratto da “Prevenire e Contrastare la Caduta dei Capelli” Tecniche Nuove Edizioni Scarica l’indice del libroDownload e vai infondo alla pagina per maggiori informazioni
Argomenti in evidenza
Le patologie dei capelli sono di sola pertinenza del medico e chi avesse un problema di questo tipo lo consulti prima di iniziare qualsiasi terapia. L’autore declina ogni responsabilità per eventuali conseguenze nocive derivanti dall’utilizzo di sostanze e farmaci elencate senza una indispensabile supervisione medica.
Il resveratrolo è un polifenolo molto studiato in questi ultimi decenni grazie alle sue proprietà antinfiammatorie, antivirali e antinvecchiamento.
Nella nostra lotta contro il diradamento dei capelli non può mancare una sostanza così ricca di proprietà benefiche per l’organismo, in grado di garantire il meraviglioso e complesso equilibrio metabolico del nostro corpo. Sappiamo bene che la prima regola per garantire la salute della pelle e dei capelli è quella di mantenere in perfetto equilibrio l’omeostasi del nostro organismo
Il resveratrolo è in grado di contrastare le dislipidemie, riducendo il colesterolo LDL e i triglicerdidi. Grazie alla sua azione “epigenetica” riduce la glicemia e in vitro ha dimostrato di contrastare la proliferazione delle cellule tumorali modulando l’apoptosi cellulare (morte programmata)
Il resveratrolo è in grado di ottimizzare il metabolismo energetico del mitocondrio, la centralina energetica delle nostre cellule di cui parleremo ampiamente più avanti.
Il Resveratrolo si trova nel vino rosso, nel cacao, nelle arachidi, nel mirtillo nelle radici del Poligonum cuspidatum. A parte quest’ultimo le quantità presenti in queste fonti alimentari sono minime (e in alcuni vini rossi non superano 2 mg/l) e sembrano non essere sufficienti per un effetto biologico, il vero problema è che il Resveratrolo è poco solubile in acqua, quindi scarsamente biodisponibile. la maggior parte degli studi sono stati effettuati in vitro, mentre le cose cambiano in vivo con dati contrastanti da soggetto a soggetto.
Eppure anni fa il così detto “paradosso francese” dimostrò che nelle popolazioni della valle dove veniva coltivato il Bordeaux la popolazione aveva un rischio minore di eventi cardiovascolari anche se consumava cibi ad alto contenuto di grassi saturi.
Sembrava che il beneficio ottenuto fosse dovuto al resveratrolo e agli altri componenti naturali che riuscivano a ad agire in sinergia tra loro. Ulteriori studi non hanno mai fatto chiarezza sulla reale efficacia del vino rosso, in ogni caso essendo una bevanda alcolica non bisogna berne più di due bicchieri al giorno.
Molti centri di ricerca hanno cercato di formulare delle preparazioni nutraceutiche a partire dal Poligonum Cuspidatum. La dispersione solida di resveratrolo supportata da particelle di idrossido di Magnesio ha dimostrato di aumentare la concentrazione totale di resveratrolo nel sangue rispetto a quei soggetti che avevano assunto la stessa quantità di resveratrolo puro. Gli studi sono stati effettuati da una equipe dell’Università di Perugia e pubblicati nel 2019 sul Journal Botechnology 2019, in Press. Il gruppo di ricerca ha dimostrato che con questa formulazione innovativa finalmente il resveratrolo estratto dal poligonum cuspidatum è attivo e riesce a espletare anche in vivo la sua azione benefica.
Il Resveratrolo ha dimostrato di inibire le prostaglandine PGD2, tra le maggior responsabili della calvizie insieme al Dht in quanto in grado di aumentare l’infiammazione a livello delle cellule staminali del Bulge, non sono comunque ancora stati effettuati studi specifici sul cuoio capelluto e sulla alopecia androgenetica
La prostaglandina PGD2 inibisce la neogenesi dei follicoli piliferi indotta da ferita tramite il recettore Gpr44. Journal of Investigative Dermatology. Aprile 2013. Autori: Nelson AM, Loy DE, Lawson JA, Katseff AS, Fitzgerald GA, LA Garza. Dipartimento di Dermatologia, Johns Hopkins University School of Medicine, Baltimore, MD, USA.
Le patologie dei capelli sono di sola pertinenza del medico e chi avesse un problema di questo tipo lo consulti prima di iniziare qualsiasi terapia. L’autore declina ogni responsabilità per eventuali conseguenze nocive derivanti dall’utilizzo di sostanze e farmaci elencate senza una indispensabile supervisione medica.
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Il nome Pantotenico deriva dal greco Pantos, che significa “tutto-ovunque”, infatti la vitamina B5 è presente un po in quasi tutti gli alimenti, anche se bisogna cercare di non disattivarla con eccessi di caffeina, fumo e alcool.
L’acido pantotenico è insieme alla cisteina e all’ATP il costituente del coenzima A, molecola fondamentale per il metabolismo degli acidi grassi, degli zuccheri, degli aminoacidi e dei composti steroidei.
La vitamina B 5, una delle vitamine dei capelli per antonomasia, ha avuto spesso la nomea di vitamina anticaduta e anticanutimento anche se questa azione è stata dimostrata solamente in studi sui ratti e non sull’uomo.
Permette un costante rinnovamento cellulare cutaneo e migliora lo stato dei capelli
È essenziale per il metabolismo di acidi grassi , proteine e zuccheri
Fabbisogno vitamina B 5
3-12 mg al giorno
Contribuisce a mantenere efficienti le ghiandole surrenali e i suoi ormoni come il cortisolo, l’adrenalina ecc.
Favorisce l’utilizzo del Paba (acido aminoparabenzoico)
L’acido Pantotenico, come accennato all’inizio, è presente un po’ in tutti gli alimenti e quindi non avremo problemi nell’assunzione della giusta quantità: carne, cereali integrali, verdure e ortaggi, lievito di birra, noci e uova.
Carenze e iperdosaggi sono rari e bisogna solo stare attenti a non depauperare il nostro organismo di sostanze vitaminiche con abuso di caffè, alcool, fumo e antibiotici.
Sostanze favorevoli Vitamina del gruppo B Vitamina C
Sostanze dannose fumo caffè, alcool, estrogeni, e sulfamidici.
Sintomi da carenza Caduta dei capelli, disturbi digestivi, ipoglicemia e ulcera duodenale.
Tratto da “Prevenire e contrastare la caduta dei capelli” copyright Fabrizio Fantini
Il rosmarino è un arbusto originario della macchia mediterranea e da sempre conosciuto per le sue proprietà come tonico e antisettico. L’olio essenziale ha dimostrato di essere utile per la salute dei capelli sia perchè aumenta la perfusione del microcircolo intorno al follicolo pilifero sia perché l’estratto delle sue foglie è in grado di inibire la 5 alfa reduttasi. Uno studio di confronto con il minoxidil al 2% effettuato nel 2015 (Panahi e altri, 2015) ha verificato se entrambi le preparazioni erano in grado di aumentare la conta dei capelli dopo 3 e 6 mesi in soggetti con alopecia androgenetica.
Dopo 6 mesi l’aumento della conta dei capelli in aree precedentemente determinate era presente in entrambi i gruppi in trattamento con minor presenza di forfora e prurito nel gruppo che aveva applicato l’olio essenziale di rosmarino. Lo studio è stato effettuato al dipartimento di scienze mediche di Tehran in Iran. L’olio essenziale di rosmarino è sconsigliato in gravidanza, durante l’alattamento e in chi soffre di epilessia.
Anche l’olio essenziale di cipresso giapponese ha dimostrato di essere attivo sui alcuni fattori di crescita fondamentali per il metabolismo del follicolo pilifero clicca qui per approfondire
Diluite 5 gocce di olio essenziale di Rosmarino officinalis in oli vegetali di Argan (10 ml) e di mandorla (10 ml). Applicare massaggiando sul cuoio capelluto per 10 minuti prima dello shampoo, per minimo sei mesi/un anno
La melatonina è un ormone prodotto dall’epifisi o ghiandola pineale, in grado di agire sull’ipotalamo regolando il ciclo stagionale, il ritmo sonnoveglia, le risposte immunitarie.
A tutto ciò si aggiunge una spiccata capacità antiossidante e di contrasto dei radicali liberi e quindi di modulazione del processo di invecchiamento cellulare. Anche il follicolo pilifero sintetizza autonomamente melatonina per regolare il ciclo del capello e probabilmente la risposta dei recettori agli ormoni androgeni.
La melatonina agisce come antiossidante a livello delle cellule del follicolo pilifero e modula il ciclo del capello agendo anche come antagonista recettoriale, vale a dire può ridurre o aumentare a seconda della luce la sensibilità agli ormoni androgeni occupandone il loro recettore.
Si è anche visto come la concentrazione di melatonina possa aumentare in concomitanza con il rilascio di noradrenalina dovuto allo stress e si ipotizza che in alcuni casi il follicolo non riesca a produrne sufficienti quantità per contrastare gli effetti poco graditi degli stressor sistemici (Marliani 2012).
“Prevenire e Contrastare la Caduta dei Capelli” 300 pagine a colori, Tecniche Nuove Edizioni Fabrizio Fantini
La struttura chimica della melatonina, altamente lipofila, le permette di penetrare facilmente all’interno del citoplasma cellulare e già esistono lozioni che la annoverano tra i suoi componenti.
Uno studio comparativo pubblicato nel 2012 dal Dipartimento di dermatologia di Lubecca (Germania) conferma che l’applicazione topica allo 0,0033% può essere utile per contrastare l’alopecia androgenetica, con una diminuzione della seborrea e della dermatite seborroica. Per l’assunzione orale sarebbe meglio farsi consigliare da uno specialista
Le patologie dei capelli sono di sola pertinenza del medico e chi avesse un problema di questo tipo lo consulti prima di iniziare qualsiasi terapia. L’autore declina ogni responsabilità per eventuali conseguenze nocive derivanti dall’utilizzo di sostanze e farmaci elencate senza una indispensabile supervisione medica.
La vitamina D è una delle vitamine più importanti del nostro organismo per le sue capacità antinfiammatorie e immunomodulanti.
In questi ultimi decenni è stata oggetto di ampi studi sulla popolazione anche perchè spesso si è riscontrato una carenza generale a livello ematico delle sue concentrazioni, soprattutto nei periodi invernali o alle latitudini Nord dove l’irradiazione solare è minore.
La vitamina D svolge un ruolo fondamentale nel metabolismo osseo regolando i livelli sierici di calcio e fosforo.
La vitamina D inattiva assunta con la dieta o grazie alla sintesi dei cheratinociti della epidermide con l’esposizione dei raggi ultravioletti del sole, viene successivamente convertita nel fegato e nei reni nella forma attiva. I passaggi principali della sua produzione sono questi
La provitamina D (7- deidrocolesterolo) viene convertita in Vitamina D3 dalle cellule cheratiniche della pelle a seguito dell’esposizione dei raggi ultravioletti (lunghezze d’onda tra 290 e 315 nm)
La vitamina D3 arriva al fegato tramite il circolo ematico e viene convertita in Vitamina D2
La vitamina D2 viene idrossilata nei reni in calcitriolo (1,25(OH)2 D3)
7-deidrocolesterolo: provitamina D
Colecalciferolo: Vitamina D3
ErgoCalciferolo: Vitamina D2
Calcitriolo: Vitamina D3 attiva
Il calcitriolo aumenta l’assorbimento del calcio nell’intestino favorendone i depositi nelle ossa, per quanto riguarda l’alimentazione la vitamina D è contenuta in discrete quantità negli oli e soprattutto nel pesce grasso (pesce azzurro).
Il metabolismo osseo viene controllato anche dal Paratormone che promuove l’escrezione renale di fosfato e attiva l’assorbimento di calcio in condizioni di ipocalcemia
In caso di ipercalcemia la calcitonina stimola l’escrezione di calcio e fosfato nelle urine e il deposito di calcio nelle ossa
Numerosi studi in questi ultimi decenni hanno correlato basse concentrazioni nel sangue di vitamina D al diabete di tipo I, all’obesità, alle malattie cardiovascolari , al Parkinson, alla depressione e alla distimia, alla sclerosi multipla e alle malattie autoimmuni
A livello muscolare la vitamina D è in grado di favorire la contrazione muscolare, attivando meccanismi di trasporto del calcio a livello del reticolo sarcoplasmatico e stimolando la sintesi di proteine muscolari.
In effetti la Vitamina D è capace di esplicare svariate funzioni e tramite i VDR recettori ubiquitari e specifici nelle cellule del nostro organismo è in grado di entrare nel nucleo e promuovere la produzione di proteine, oppure si lega a un recettore della membrana cellulare e attiva l’AMP ciclico, l’inositolo o il disailglicerolo, secondi messaggeri cellulari in grado di attivare le risposte della cellula a determinati stimoli.
I recettori VDR per la vitamina D sono presenti nei macrofagi, nel tessuto renale, negli osteoblasti, nei cheratinociti, a livello del Colon, della Mammella e della prostata. La presenza dell’enzima 1 alfa-idrossilasi in questi altri distretti corporei implica una produzione paracrina (locale) di vitamina D attiva la cui funzione esula dalla omeostasi del tessuto osseo.
In questi casi la funzione della vitamina D attiva è quella di contribuire a modulare la crescita cellulare e antiproliferativa (antitumorale)
la presenza dei recettori VDR nel tessuto renale e la correlazione tra il deficit di vitamina D e i bassi livelli di renina, indicano che potrebbe essere coinvolta nella regolazione del sistema renina-angiotensina-aldosterone e quindi della pressione arteriosa.
Il recettore VDR è presente anche nelle isole del Pancreas, la vitamina D è in grado di promuovere la sintesi dell’insulina.
La Vitamina D è importante anche per il sistema immunitario in quanto agisce sui linfociti T e B e sulle cellule della linea monocita-macrofagica
La fonte principale di vitamina D è il sole, quindi occorre esporsi ai raggi solari almeno 15-30 minuti al giorno, lasciando liberi viso, mani e braccia senza creme protettive.
I cibi che contengono vitamina D non sono tanti: per quanto riguarda le fonti animali (vitamina D3) il pesce azzurro (tonno,salmone, sardine, sgombro) tuorlo d’uovo e latticini ne hanno quantità apprezzabili, mentre le fonti vegetali sono poche(vitamina D2) soprattutto gli oli vegetali.
La vitamina D2 di origine vegetale è meno biodisponibile rispetto alla D3 di origine animale, in quanto la proteina che trasporta il gruppo delle pro-vitamine D nel sangue per raggiungere il fegato, la DPB (Vitamin D binding protein) è più affine alla D3, e quindi la vitamina D attiva deriva maggiormente da quest’ultima.
Vitamina D e Alopecia Areata
Individuare una carenza di vitamina D in una alopecia areata può essere un fattore in più da non trascurare per poter cercare di risolvere questa patologia, non dannosa per la salute, ma spesso problematica perchè può far perdere autostima a livello psicologico e sociale.
La vitamina D modula la crescita e la differenziazione dei cheratinociti attraverso il legame con il recettore nucleare della vitamina D (VDR). I cheratinociti del follicolo pilifero negli studi sulle cavie sono immunoreattivi per VDR, mostrando la loro più alta attività nella fase anagen
S. Lee et al. ha condotto una revisione sistematica e una meta-analisi di studi osservazionali sulla prevalenza della carenza di vitamina D e / o dei livelli sierici di vitamina D e AA . Questi autori hanno analizzato un totale di 14 studi che hanno coinvolto 1255 pazienti con AA e 784 pazienti di controllo senza AA. (J Eur Acad Dermatol Venereol. 2018)
Il livello medio di 25-idrossivitamina D [25 (OH) D] nel siero nei pazienti con AA era significativamente inferiore rispetto a quello nel gruppo di controllo non-AA, di 8,52 ng / dL (intervallo di confidenza al 95% da 11,53 a – 5,50 ng / dL ). La carenza di vitamina D era anche molto diffusa nei pazienti con AA, portando gli autori a suggerire che il livello di vitamina D deve essere misurato in pazienti con AA.
Daroach M_e altri hanno pubblicato uno studio di confronto tra 30 pazienti con alopecia areata e altrettanti senza questa patologia, valutando le carenze di vitamina D. Entrambi i gruppi erano carenti della vitamina: il gruppo con AA il 96,7% aveva una carenza di vitamina D e la concentrazione di questa non era correlata con la gravità e la durata della alopecia. Anche nel gruppo di controllo la carenza era nel 73,3% dei casi. (Int J Dermatol. 2018)
In uno studio recente pubblicato su Dermatology and Therapy dall’Unità di Dermatologia del Dipartimento di Scienze cliniche e molecolari di Ancona (giugno del 2020) in 35 pazienti con Alopecia areata lieve e moderata, il calcipotriolo in cerotto allo 0,005% (un analogo della vitamina D) ha dimostrato di essere analogo rispetto al cortisosteroide clobetasolo allo 0,05% ma con dei vantaggi importanti come le minori recidive e la migliore tollerabilità
E’ vietata la riproduzione anche parziale degli articoli di questo sito e delle foto senza l’autorizzazione dell’autore e della casa editrice- tutti i diritti sono riservati Fabrizio Fantini- “Prevenire e contrastare la caduta dei capelli” nuova edizione
Esiste davvero l’alopecia androgenetica femminile, cioè l’alopecia da carente attività dell’estrone follicolare? Due sono gli ormoni intra-follicolari essenziali alla regolazione del ciclo del capello: diidrotestosterone ed estrone. Il diidrotestosterone riduce l’attività dell’adenilciclasi fino portare il follicolo in catagen il capello in telogen.
L’estrone incrementa l’attività dell’adenilciclasi, mantenendo così le mitosi della matrice, la durata dell’anagen ed attivando le cellule staminali all’inizio dell’anagen stesso.
È ormai comunemente accettato che l’alopecia androgenetica maschile sia associata a un incremento dell’attività della 5 alfa riduttasi che porta, su base genetica, a un incremento locale della produzione di diidrotestosterone.
Questo però è stato dimostrato principalmente, se non esclusivamente, nei maschi e poi, a mio parere impropriamente, esteso alle donne, parlando di alopecia androgenetica femminile. Ma per poter parlare di androgenetica occorre che vi siano due condizioni sine qua non:
1. una situazione di familiarità, se non di ereditarietà;
2. la presenza di androgeni in quantità significativa.
Di fatto, perché una donna sia ereditariamente calva occorre che la madre sia calva e lo sia non per alopecia areata o telogen effluvio. Inoltre, i livelli ormonali degli androgeni nella donna sana sono sem- pre molto più bassi di quelli presenti nel maschio.
Anche il maschio in terapia con finasteride o dutasteride ha livelli di DHT circa dieci volte superiori a quelli di una donna sana con alopecia, il che difficilmente permette di definire l’alopecia femminile come “androgenetica”.
Così, per spiegare l’insorgenza di una alopecia (androgenetica?) in donne peraltro sane e con bassi livelli di ormoni androgeni circolanti si è teorizzato, fra gli anni Settanta e Ottanta, “un incremento di utilizzo metabolico del testosterone (T) e della sua conversione a livello cutaneo in diidrotestosterone (DHT)” (Walter P. Ungher).
Si è poi teorizzato che queste donne avessero “una più spiccata sensibilità follicolare (?) all’azione degli androgeni circolanti” (Thomsen 1979; Mahoudeau; Bardin; Kirschner 1971 – 79).
Infine, si è pensato che queste donne avessero bassi livelli di Sex Hormone Binding Globulin (Anderson 1974).
Se si considera il processo di calvizie come androgeno-dipendente, l’alopecia androgenetica dovrebbe essere limitata alle sole aree recettrici degli androgeni. Nel cuoio capelluto, questi recettori sono stati individuati solo nell’area frontale e nel vertice, non nell’area temporale e occipitale; in effetti, negli uomini l’alopecia androgenetica si presenta solo in queste zone caratteristiche.
L’alopecia femminile appare diversa da quella maschile anche clinicamente:
1. il pattern è centrifugo, di solito a tipo Ludwig;
2. nelle donne l’alopecia è generalmente diffusa anche alle zone non androgeno-dipendenti e il diradamento colpisce anche zone, come la nuca, che nel maschio vengono risparmiate;
3. la miniaturizzazione follicolare è diversa; non vi è, almeno all’inizio, una grande perdita di profondità, ma piuttosto di spessore, e i capelli diventano sottili ma rimangono lunghi;
4. non si arriva quasi mai a una vera calvizie: spesso si tratta di condizioni di ipotrichia;
5. gli inibitori della 5 alfa riduttasi appaiono pressoché inefficaci o poco efficaci nelle donne.
Dal punto di vista terapeutico, dosi farmacologiche di estrogeni (gravidanza, contraccezione) hanno spesso un effetto benefico su molti casi di alopecia femminile. Essi, di solito associati ad antiandrogeni simili al progesterone, sono stati usati estensivamente e con buoni risultati, tuttavia mai dimostrati in sede di trial clinici.
Fatta eccezione per qualche raro caso di anomala produzione ormonale surrenalica o ovarica per difetto enzimatico o per tumore secernente, nelle donne l’alopecia appare molto diversa da quella maschile e presumibilmente dovuta a situazioni endocrino-metaboliche diverse.
L’alopecia femminile tipo Ludwig è, a mio parere, quasi sempre la conseguenza di un telogen effluvium oppure è una alopecia da carente attività dell’estrone follicolare!
Alcune ragazze presentano capelli fini e diradati su tutto il cuoio capelluto (ma più sul vertice e nella zona frontale). La madre è (spesso) nelle stesse condizioni. Queste ragazze hanno tuttavia mestruo e fertilità normale, senza ec- cesso di androgeni circolanti, per cui non è possibile reperire chiari elementi che ci facciano deporre per un telogen effluvium. Questo ci fa pensare a casi di resistenza periferica familiare o di deficit di produzione intrafollicolare di estrone (deficit di 17 steroido ossidori- duttasi, aromatasi, 3 alfa riduttasi). Sono cioè ipotrichie o alopecie carenziali.
Il tutto non è solo accademia, ma ha risvolti terapeutici fondamentali. Gli inibitori della 5alfa riduttasi sono inefficaci nelle donne perché sbagliano il bersaglio, cercando di inibire il metabolismo di un ormone che quasi non c’è. Invece, una terapia topica con estrone o con 17 alfa estradiolo può dimostrarsi efficace in molti casi e i risultati a un anno sono documentabili se il medico o la paziente hanno fatto una fotografia.
Quando invece l’alopecia della donna interessa realmente e solo il vertice con la “chierica” ed ancor più la zona frontoparietale con la “stempiatura”, si parla di alopecia a pattern maschile e si dovrà sospettare una fonte di androgeni.
Non basta la presenza di un comune “ovaio micropolicistico” (che non è una malattia!) a provocare un’androgenetica femminile a tipo AGA, ma occorre qualcosa di più importante, come un ovaio polici- stico vero, un tumore ovarico o surrenalico secernente androgeni, un deficit enzimatico surrenalico come il deficit di 21 idrossilasi.
Si può così teorizzare un’alopecia androgenetica vera, frequente nel maschio e rara nella donna, da conversione del testosterone in diidrotestosterone e un’alopecia carenziale da deficit di azione dell’estrone, frequente nella donna e più rara ma possibile anche nel maschio